
“Ho investito il mio primo stipendio in una macchinetta di plastica, a rullino, multicolor “La Sardina” e nelle mie Nikon, perché nei corridoi Universitari era nata l’ esigenza di raccontare la realtà. Mi sentivo alla continua ricerca di un modo per descrivere il mondo come lo vedevo io e non come lo raccontavano i giornali,la televisione. Le parole non descrivevano e i numeri non esemplificavano ma l’ elemento visivo, una volta assemblato, non poteva essere disgregato. Lasciava, coloro che vedevano, liberi di interpretare, soppesare e magari riflettere o ignorare, consapevolmente. Da quel momento tra i libri, tra gli studenti, i lavoratori e nei luoghi iniziai ad andarci con una delle mie “macchinette” al collo. Sperando nella possibilità che “il raccontare” fosse un’ opportunità.”